Grand Union presso il teatro Judson e le tendenze al post-moderno
Nel 1962 i creatori di una nuova corrente proveniente dal Modern si congregano a New York presso il teatro Judson, un grande sito di scambio culturale e di incontro di danzatori provenienti da differenti studi, per dare vita ad una nuova serie di tecniche di sperimentazione.
Il tutto facendo in particolar modo riferimento ai movimenti di modern arrivati sino all’America degli anni 60’, ci troviamo in un’epoca del ballo avvenuta dopo il pensiero del modernismo, il quale fa riferimento ad artisti come Graham, Cunningham e Balanchine.
Qui inizia dunque a nascere e a crescere l’esigenza di un’ulteriore corrente evolutiva, quella che prenderà il nome del molto noto “post-modern”.
Questa nuova evoluzione danzaria si concretizza dagli stimoli e sensazioni, nella soggettiva visione e ricerca che nascono spontaneamente dalla vita quotidiana di ogni artista.
Durante questo florido e multi sperimentale periodo vengono strutturate performances che rimandano obiettivamente a fusioni e contaminazioni basate sulla sperimentazione dei vari linguaggi rappresentativi del ballo.
Questi riescono ad indagare sulla flebile linea di separazione tra teatralità e rappresentazione visiva, perciò tra vita tangibile e il palco.
Pertanto la gestualità al 100% creativa prende il posto degli fino ad allora ricercate capacità tecniche e Opere definite, favorendo in questa maniera un processo creativo senza eguali e senza precedenti storici (in quanto a metodo improvvisativo).
Tornando momentaneamente a menzionare il teatro Judson, durante gli anni 70’ in questo grande gruppo appare la Grand Union, un gruppo che adotta nuovi criteri di valutazioni e codifica per nell’ambito delle danze sperimentali.
Da qui nascono i metodi sperimentali del “contact improvisation” di Steve Paxton, il quale giunge alla sua idea partendo proprio dai comportamenti e dai gesti del corpo quotidiani e naturali ma non solo: crea una tecnica affine allo sport artistico marziale del quale era conoscitore, sfruttando le tecniche disciplinari delle arti marziali corroborate all’interno della danza sperimentale.
Paxton riesce così ad adottare una tecnica completamente nuova basata sugli scambi di massa ed energia corporei che vengono a crearsi tra 2 ballerini, inoltre introducendo un impatto estetico basato sul dinamismo reale del corpo umano tra forza gravitazionale, forza motoria e forza di attrito.
Altra grande esponente del Grand Union è senz’altro Yvonne Rainer, che si diverte a sondare esperimenti sia collettivi che abbracciano un numero elevato di danzatori, sia soggettivi e personali, entrambi sempre basati sulla naturalizzazione e spontaneità dei movimenti e dei gesti appoggiati sullo studio degli impulsi motori e sulle qualità sistematiche dei corpi.
Queste nuove tecniche favoriscono un’interazione fisica mai vista prima d’ora, riuscendo a far trasparire dal punto di vista estetico, una nuovissima attitudine radicata nell’operato collettivo.